martedì 18 settembre 2007

Vi presento Anna


C'è una ragazza che si chiama Anna ed ha venticinque anni. Anna è di Lodi, dove studia e lavora presso uno studio di architetti. L'ho conosciuta in una delle tante chat che ho frequentato. é una ragazza sorprendente Anna, con una capacità innata di catalizzare l'attenzione dell'interlocutore disegnando folli parabole semantiche, arringhe sagge e coinvolgenti. Ma ha un problema Anna, un fardello che si trascina dietro dalla nascita, una malattia che la porta ad ingrassare a dismisura. Con quel cervello potrebbe fare qualsiasi cosa, ma non ne ha voglia. Dice che nessuna impresa vale lo sguardo di un amante che ti desidera, dice che: "Quando certe emozioni vengono meno la vita appassisce". Dopo i primi incontri (virtuali) instaurammo un rapporto molto intenso. La convinsi a darmi il suo indirizzo MSN e poi la sua foto. Quando la vidi capì la gravità della situazione. Certo... il suo viso mi parve piacevole ma la mole del suo corpo era davvero impressionante. Decisi che avrei dato il massimo per riuscire a rincuorarla, così iniziai l'operazione"Gesù nel tempio", cominciai con i soliti apprezza menti sulla sua straordinaria qualità intellettuale, le dissi che ciò che la vista apprezza, raramente coincide con quello che il tatto desidera. Anna ascoltava. Pensai che i miei sforzi stessero producendo qualcosa di buono. Pescai nel calderone dell'antica Grecia dove le donne formose corrispondevano alle veline dei giorni nostri, feci ricorso alle parole di qualche scrittore, mentre il silenzio di Anna cominciava a farsi pesante. Quando ormai l'esaltazione intellettuale aveva raggiunto il culmine venni interrotto con
una domanda raggelante:
Verresti a letto con me?
Prima che, in ossequi ad una malsana onestà intellettuale, potei pronunciare il "NO" più spiacevole della mia vita Anna chiuse la chat e non ne seppi più nulla.Per tutta la vita ho desiderato distinguermi dagli altri; Per una volta ho desiderato che gli altri non fossero come me.

lunedì 17 settembre 2007

Legge Mastella


In data 17/04/07 è stata approvata alla Camera la legge Mastella ( 447 sì e 7 astenuti) che impedirà ai giornalisti di pubblicare articoli contenenti materiale concernente le indagini della magistratura, cancellando di fatto la cronaca giudiziaria.
La Casta si difende
I maggiori esponenti politici di destra e sinistra cercano disperatamente, mediante i soliti nauseabondi sproloqui semantici, di convincerci che il provvedimento di cui sopra è volto a tutelare la privacy di 60 milioni di cittadini Italiani (come lo stesso Mastella afferma).
Non so come la pensi il resto d’Italia riguardo questa legge ma mi resta difficile credere che un operaio della FIAT, una parrucchiera o un impiegato delle Poste debbano preoccuparsi che un magistrato possa intercettare le loro chiamate e un giornalista possa pubblicarne le trascrizioni.
La verità consiste nel fatto che le intercettazioni funzionano bene e per questo se ne vuole limitare l’uso infatti, oltre a vietarne la pubblicazione, la legge prevede che le spese delle Procure per intercettazioni saranno vagliate dalla Corte dei Conti per eventuali responsabilità contabili. Così, un PM che intercetta troppo potrebbe essere costretto a rimborsare di tasca propria i costi delle intercettazioni, quindi ciò che si vuole limitare non è solo la pubblicazione ma anche l’uso da parte degli organi inquirenti. Non vogliono colpire solo i giornalisti che si occupano di cronaca giudiziaria ma anche i magistrati che si occupano delle inchieste.
Grazie all’attuale sistema sappiamo che Fazio non era un arbitro imparziale, che i servizi segreti non hanno mai smesso di essere deviati, che non era opportuno acquistare i bond della Parmalat, che non era più il caso di tifare Juve , che i DS possiedono una banca ecc..
Tra non molto questa schifezza dovrà essere votata dal senato, l’unico che fin’ora ha espresso parere negativo(oltre ai 7 astenuti alla Camera che in vero, dopo l’astensione non è che si siano incatenati ai cancelli ) riguardo la porcata è il solito Di Pietro che spero faccia quanto in suo potere per evitare che la legge passi.

Sabato Santo


Giaccio disteso sulla scala di pietra che dalla piazza del paesino conduce al palazzo municipale e al forno antico. Ogni anno, il Sabato Santo, Non so bene per quale motivo, mi ritrovo seduto su queste lastre di pietra a contemplare gli effetti che un evento religioso di questa portata produce sugli abitanti in queste zone. Sono le 23: 30 circa, i locali cominciano a vuotarsi, il Sindaco dà il buon esempio e si avvia verso la chiesa. Le campane suonano forte richiamando i fedeli che, lentamente, transumano verso la chiesa madre. Tra il chiacchiericcio che accompagna il corteo riesco a distinguere qualche voce amica che mi esorta ad unirmi a quest’ultimo. Declino l’invito ma resto lì, impassibile, nonostante le chiappe congelate. L’ultimo cristiano è appena entrato, la grande porta che sorge all’ombra del campanile si chiude ed io posso finalmente incamminarmi lungo le stradine della zona vecchia contemplando, in assoluto silenzio, quel groviglio di antiche abitazioni testimoni senza voce di un’architettura scomparsa che preferisce arrampicarsi sulla roccia cercandone umilmente l’approvazione. Il tempo è scaduto, la messa è quasi terminata devo raggiungere il pub prima che i fedeli, galvanizzati dall’anima appena revisionata, lo prendano d’assalto. Percorro rapidamente la strada che conduce al mio personale luogo di culto, saluto qualche passante uscito anzitempo dalla chiesa, salgo affannosamente la scalinata e finalmente arrivo. Apro la porta, saluto cordialmente l’”oste”, e noto con sorpresa di non essere l’unico cliente. In fondo al salone, avvolto nell’oscurità intravedo una strana figura. Un uomo si direbbe. Prima che io potessi informarmi sull’identità di quel singolare personaggio, questi mi fa cenno di avvicinarmi. Ma mano che la distanza tra me e lui si assottiglia i lineamenti del suo viso cominciano ad apparirmi più chiari, il volto scavato, sofferente, i suoi occhi profondi e sorprendentemente espressivi, inquietanti. L’ombra è ancora fitta, non riesco a vederlo bene ma il suo aspetto è piuttosto trasandato, la sua lunga barba nasconde quasi totalmente il viso, peli bianchi spuntano da naso e orecchi, il colore giallastro dei denti è accentuato dal contorno nero della barba, è davvero mal ridotto. Adesso sono di fronte a lui, mi fissa accennando un tiepido sorriso ma non dice nulla. Quel silenzio comincia ad imbarazzarmi, mi sento come fossi in attesa di un giudizio, devo rompere il silenzio.
Esordisco con una domanda di circostanza: “ Salve Signore, cosa ci fa in questo paesino sperduto la vigilia di Pasqua”?
Non lo so, sono appena risorto!