lunedì 17 settembre 2007

Sabato Santo


Giaccio disteso sulla scala di pietra che dalla piazza del paesino conduce al palazzo municipale e al forno antico. Ogni anno, il Sabato Santo, Non so bene per quale motivo, mi ritrovo seduto su queste lastre di pietra a contemplare gli effetti che un evento religioso di questa portata produce sugli abitanti in queste zone. Sono le 23: 30 circa, i locali cominciano a vuotarsi, il Sindaco dà il buon esempio e si avvia verso la chiesa. Le campane suonano forte richiamando i fedeli che, lentamente, transumano verso la chiesa madre. Tra il chiacchiericcio che accompagna il corteo riesco a distinguere qualche voce amica che mi esorta ad unirmi a quest’ultimo. Declino l’invito ma resto lì, impassibile, nonostante le chiappe congelate. L’ultimo cristiano è appena entrato, la grande porta che sorge all’ombra del campanile si chiude ed io posso finalmente incamminarmi lungo le stradine della zona vecchia contemplando, in assoluto silenzio, quel groviglio di antiche abitazioni testimoni senza voce di un’architettura scomparsa che preferisce arrampicarsi sulla roccia cercandone umilmente l’approvazione. Il tempo è scaduto, la messa è quasi terminata devo raggiungere il pub prima che i fedeli, galvanizzati dall’anima appena revisionata, lo prendano d’assalto. Percorro rapidamente la strada che conduce al mio personale luogo di culto, saluto qualche passante uscito anzitempo dalla chiesa, salgo affannosamente la scalinata e finalmente arrivo. Apro la porta, saluto cordialmente l’”oste”, e noto con sorpresa di non essere l’unico cliente. In fondo al salone, avvolto nell’oscurità intravedo una strana figura. Un uomo si direbbe. Prima che io potessi informarmi sull’identità di quel singolare personaggio, questi mi fa cenno di avvicinarmi. Ma mano che la distanza tra me e lui si assottiglia i lineamenti del suo viso cominciano ad apparirmi più chiari, il volto scavato, sofferente, i suoi occhi profondi e sorprendentemente espressivi, inquietanti. L’ombra è ancora fitta, non riesco a vederlo bene ma il suo aspetto è piuttosto trasandato, la sua lunga barba nasconde quasi totalmente il viso, peli bianchi spuntano da naso e orecchi, il colore giallastro dei denti è accentuato dal contorno nero della barba, è davvero mal ridotto. Adesso sono di fronte a lui, mi fissa accennando un tiepido sorriso ma non dice nulla. Quel silenzio comincia ad imbarazzarmi, mi sento come fossi in attesa di un giudizio, devo rompere il silenzio.
Esordisco con una domanda di circostanza: “ Salve Signore, cosa ci fa in questo paesino sperduto la vigilia di Pasqua”?
Non lo so, sono appena risorto!

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